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RECENSIONE: "Se una notte d'inverno un viaggiatore" (Italo Calvino)

Ciao lettrici e lettori, e bentornati nel mio blog! Oggi recensione, voglio parlarvi di un libro che mi è stato suggerito più volte e su cui inizialmente ero molto scettica. Alla fine mi sono decisa a leggerlo e devo ammettere di averlo apprezzato molto: “Se una notte d’inverno un viaggiatore”, di Italo Calvino. “La tua casa, essendo il luogo in cui tu leggi, può dirci qual è il posto che i libri hanno nella tua vita, se sono una difesa che tu metti avanti per tener lontano il mondo di fuori, un sogno in cui sprofondi come in una droga, oppure se sono dei ponti che getti verso il fuori, verso il mondo che t’interessa tanto da volerne moltiplicare e dilatare le dimensioni attraverso i libri.”




Il libro e il suo lettore creano sempre un legame, ma si tratta di rapporti segreti, mai dichiarati nero su bianco. Qui no. Se una notte d’inverno un viaggiatore di Italo Calvino sviscera il rapporto tra libro e Lettore, i meccanismi che si attivano durante la lettura di un libro. Il libro narra la storia di un Lettore e una Lettrice, coinvolti in una misteriosa serie di sfortunati eventi che non permettono loro di concludere i dieci romanzi che iniziano a leggere. Si innesca così un meccanismo che porta i personaggi a rincorrere i libri e la lettura, tra l’aspettativa di poter finalmente continuare il romanzo e la delusione nello scoprire che alla fine la ricerca è stata vana.

“Volare è il contrario del viaggio: attraversi una discontinuità dello spazio, sparisci nel vuoto, accetti di non essere in nessun luogo per una durata che è anch’essa una specie di vuoto nel tempo; poi riappari, in un luogo e in un momento senza rapporto col dove e col quando in cui eri sparito”


Quello che più mi ha colpito di questo libro è l’utilizzo della seconda persona singolare, il “tu”, che investe il lettore del ruolo di protagonista. L’autore non si rivolge più a una schiera infinita di potenziali lettori. Calvino rivoluziona tutto identificando con inequivocabile chiarezza un singolo Lettore: il lettore medio, “occasionale ed eclettico”, come lo definisce l’autore. L’utilizzo del “tu” nella narrazione permette di essere letteralmente protagonisti della storia. Siamo sempre stati spettatori silenziosi delle azioni di qualcun altro, abbiamo sempre visto altri correre, ridere, leggere. Invece ora siamo noi che corriamo, ridiamo, leggiamo. Questa storia diventa la nostra storia, la storia di un Lettore. Altra protagonista è Ludmilla, personaggio più concreto e definito, che rappresenta comunque una potenziale lettrice del libro, ma a cui Calvino ha dovuto dare un nome per esigenze narrative, perché tra quella seconda persona singolare e quella terza persona qualcosa avvenisse, prendesse forma e si guastasse seguendo il corso delle vicende umane. “Il senso ultimo a cui rimandano tutti i racconti ha due facce: la continuità della vita, l’inevitabilità della morte.” Ogni personaggio del romanzo è definito dal suo rapporto col libro. Il Lettore ricerca nella lettura una rassicurazione sull’ordine del mondo; il libro contiene dentro di sé un universo comprensibile, dominabile, e per il semplice fatto che le storie che contiene hanno un inizio e una fine, sono chiuse nell’oggetto-libro come uno scrigno che ne assicura l’esistenza. Ludmilla invece vede il libro come un viaggio nel mondo e nella mente dell’autore, in modo innocente, senza bisogno di analisi critiche o intellettuali. Lotaria vede la lettura come la conferma delle sue ipotesi di partenza e mai come la scoperta di nuovi contenuti. Questi, a suo modo di intendere, vanno addirittura interpretati solo ed esclusivamente tramite la lettura delle parole che ricorrono con maggiore e minore frequenza, tanto che giunge al punto in cui non legge più i libri, ma si limita a farne enumerare le parole ricorrenti da una macchina. Lotaria è priva della passione, dell’amore per i libri, di ciò che rende tale un “lettore”. Un altro personaggio è Irnerio, il “non Lettore”, che al posto di leggere i libri li utilizza per creare opere d’arte, come se Calvino non volesse mettere in dubbio l’utilità, estendibile a qualsiasi scopo, della pagina scritta. Marana è in un certo senso l’antagonista di questo romanzo. Lavora come “traduttore”, ma è in realtà un brillante e astuto falsificatore, l’artefice dell’inestricabile labirinto dei romanzi iniziati ma mai destinati a concludersi. Per lui il libro è un artificio, un inganno dello scrittore, come del resto ogni cosa. Infine, abbiamo Silas Flannery, che simboleggia lo stesso Calvino, che ha l’intenzione di scrivere un romanzo fatto d’inizi di romanzi (come del resto è lo stesso Se una notte d’inverno un viaggiatore) perché vede nell’inizio la promessa, l’aspettativa di una storia che prenderà il via di lì a poche pagine, ma che inevitabilmente deluderà le aspettative del lettore contenute nell’incipit.

“Anche ricordare il male può essere un piacere quando il male è mescolato non dico al bene ma al vario, al mutevole, al movimentato, insomma a quello che posso pure chiamare il bene e che è il piacere di vedere le cose a distanza e di raccontarle come ciò che è passato.” Alla fine della storia il Lettore arriva in una biblioteca, che simboleggia il porto sicuro, il rifugio per ogni amante dei libri. Qui il Lettore incontra altri lettori, ognuno simbolo di una diversa visione del mondo dei libri. C’è chi legge solo poche pagine del libro, perché da poche parole riesce a cogliere un interrogativo, uno spunto di riflessione, un pensiero, una fantasia, che lo porta a riflettere senza continuare la lettura, perché anche quelle poche pagine lette racchiudono interi universi. C’è chi non riesce a staccare gli occhi dalle pagine, che cerca di assorbire quanto più possibile da ogni frase, ogni parola, ogni dettaglio, che legge e rilegge un libro per trovare la verifica d’una nuova scoperta tra le pieghe delle frasi. C’è chi invece ogni volta che rilegge un libro prova emozioni diverse, nuove, inaspettate, e ogni rilettura è come l’inizio di un nuovo libro, un nuovo percorso, perché la vita ci muta e modella in continuazione, quindi la percezione del libro è l’espressione della nostra personalità, della nostra crescita personale. C’è chi invece vede ogni libro come parte di un unico grande bagaglio letterario, ogni volume è in relazione con gli altri. C’è chi nel libro ricerca le sue radici, le sue origini, i suoi ricordi del passato che riaffiorano ad ogni pagina, come un’eco che si riflette in ogni parola. C’è chi vede il bello della lettura nella promessa della stessa, nel titolo, nell’incipit, che basta ad accendere l’immaginazione, la fantasia, il desiderio di una nuova storia. C’è chi ricerca invece il bello del libro nella fine, nella conclusione della storia, negli scorci degli spazi che si profilano al di là della parola “fine”. “Ci sono tanti, più giovani di te o meno giovani, che vivono in attesa d’esperienze straordinarie; dai libri, dalle persone, dai viaggi, dagli avvenimenti da quello che il domani tiene in serbo”

La tecnica narrativa utilizzata da Calvino è detta cornice letteraria. La trama principale è completata da una serie di sottotrame molto complesse, che conferiscono alla narrazione un intreccio molto articolato. Sulla vicenda principale della ricerca dei libri si innestano infatti una molteplicità di vicende secondarie, ovvero le storie che il Lettore e la Lettrice leggono, che sviano, dilatano e ritardano il corso naturale degli eventi. Il tutto è però sempre controllato con abilità dal narratore, che riesce ad incastrare tutto alla perfezione, in un gioco tanto sfaccettato quanto affascinante. Uno dei molteplici pregi del libro è proprio questa struttura: le storie che il Lettore legge sono davvero bellissime, ma soprattutto tutte diverse per stile e trama. Questo denota grande capacità e maestria da parte di Calvino. I capitoli con le storie sono intervallati da quelli che narrano le vicende dei protagonisti.  Un elemento interessante nella trama è la figura di un protagonista maschile che intraprende un percorso guidato dal fascino femminile, che assume diverse identità (Lotaria, Ludmilla ecc.), ma è sempre sfuggente, da rincorrere. Inoltre mi è piaciuto come Calvino esprima l’ansia del lettore medio, la voglia innocente di “vedere come va a finire”, l’urgenza, più che umana, di ricevere risposte alle proprie domande sul mondo. Sono sicura che qualsiasi lettore, almeno una volta, abbia provato questa sensazione. Altro pregio è l’evoluzione del rapporto tra Lettore e Lettrice: due persone distinte che, nel corso della trama e con il succedersi degli eventi, diventano un “voi”, una sola persona. Sono rimasta colpita anche dalla scena iniziale del romanzo, in cui Calvino si rivolge al Lettore creando un clima di assoluta complicità, con vere e proprie “istruzioni per l’uso”


Stai per cominciare a leggere un libro di Italo Calvino. Rilassati. Raccogliti. Allontana da te ogni altro pensiero…Prendi la posizione più comoda: seduto, sdraiato, raggomitolato, coricato…sulla schiena, su un fianco, sulla pancia. In poltrona, sul divano, sulla sedia a dondolo, sulla sedia a sdraio, sul pouf, sull’amaca. Sul letto, naturalmente, o dietro il letto. Puoi anche metterti a testa in giù, in posizione yoga. Col libro capovolto, si capisce. Certo, la posizione ideale per leggere non si riesce a trovare …” Il libro offre numerosi spunti di riflessione sul rapporto tra il testo e il lettore, sulle infinite potenzialità della scrittura e dell’interpretazione, sui diversi approcci per entrare tra le pagine di un libro e realizzare la magia della lettura. Inoltre, viene spesso riproposto il concetto di incertezza: il Lettore e la Lettrice non sono mai certi di ciò che li attende oltre la copertina del libro, e ad un certo punto del loro percorso non sono nemmeno certi che l’autore e il titolo che si trovano su quella copertina siano esatti. Questo dimostra come il titolo e l’autore non siano altro che segni, perché ciò che rimane davvero con noi dopo la fine di una storia sono i personaggi che abbiamo imparato ad amare e i racconti che ci hanno toccato il cuore. Anche il concetto di illusione e aspettativa è molto presente: i protagonisti si illudono ogni volta di aver trovato il libro che cercavano, e si aspettano di poter finalmente concludere la storia. Ma ogni loro speranza risulta vana, e la ricerca si dimostra infruttuosa. Calvino descrisse questo libro come “un romanzo sul piacere di leggere romanzi”. Non potrei che essere d’accordo. Questo è un inno ai libri, una smaccata propaganda alla lettura.


E voi? Avete letto questo libro? Cosa ne pensate? Scrivetelo qui sotto nei commenti!

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